30 June 2006

La creatività è sociale

Creativitàugualesociale

Nella lingua italiana l’aggettivo creativo proietta un’ombra di negatività sul sostantivo che accompagna: si parla ad esempio di finanza creativa (per indicare gli scandali finanziari), o di politica creativa (quando si scambiano le idee con le azioni di marketing che le accompagnano), oppure cucina creativa (giudizio tombale per sancire un pranzo estroso che ti lascia leggero...) e alla fine di lavoro creativo, ovvero della meravigliosa ma sottopagata e non considerata attività di designer, architetti, stilisti...

In compenso politici, industriali, banchieri, universitari (e bottegai e nani e ballerine) ne parlano in continuazione.
La creatività paga.
Forse perchè immaginano o sperano che la creatività possa comporre un’equazione ovvia

CREATIVITA’ = DENARO

Io penso invece che la creatività non si misuri solo a denaro.
Quando la creatività si esprime nel territorio/territori non si manifesta spesso nei termini di un’invenzione quanto, piuttosto, diventa visibile attraverso un processo di esplorazione, di scoperta che si autorinforza (e diventa vision, strategia..) mano a mano che se ne riconoscono i segni evidenti (i segni dei processi dell’innovazione).
Occorre dunque esplorare le cose, le esperienze, le situazioni, i luoghi, con un atteggiamento di ascolto, ricerca, immersione.
Creatività significa riconoscere, metabolizzare, trasformare e produrre una combinazione inedita di questi ingredienti rendendoli intelleggibili, interessanti, legittimati e comunicabili.
Questa è la creatività che, a mio parere, lega persone e territori.
Meticcia, interconnessa, multiforme.
Usata dalle persone per le persone.
Insomma.

CREATIVITA’ = SOCIALE

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